Nell’VIII sec. d.C. nel territorio di San Pietro nascono le domu
sculte
Dopo la decapitazione di S. Alessandro vescovo di Baccano e la costruzione della Basilica a lui dedicata da papa Damaso (366 – 384 d.C.), il seme della cristianità si sviluppa inarrestabile nel nostro territorio.
Nel succedersi delle invasioni (Eruli, Ostrogoti, Goti e Longobardi), fino all’arrivo dei Franchi nella seconda metà del secolo VIII, l’unica autorità a Roma e nella Tuscia Romana è la Chiesa.
Bisogna attendere appunto la metà del secolo VIII d. C. affinché le popolazioni tornino ad organizzarsi nella Campagna Romana e, in generale, nel territorio detto “di San Pietro”. Ciò avviene grazie a due papi lungimiranti: Zaccaria I (741 – 752) e Adriano I (772 – 795). Essi si adoperano per la costituzione delle domusculte, vere e proprie aziende agricole, utili anche per un ripopolamento dell’agro romano.
La domusculta è una particolare forma di vasta azienda agricola diffusa tra i secoli VIII e X nei patrimoni papali.
La Domusculta Capracorum istituita da papa Adriano I tra Veio e Nepi

Su terreni, anche di proprietà della sua famiglia, papa Adriano I realizza la domusculta CAPRACORUM, nei territori compresi tra Veio e Nepi. Capracorum è una delle quattro domusculte istituite da papa Adriano I. Essa è dotata di fondi, masse, casali, chiese, torri, vigneti, oliveti, mulini per assicurare l’autonomia delle popolazioni, costituite da più nuclei isolati, dai quali prenderanno vita i nuovi insediamenti, tra i quali Campagnano.
I suoi centri più importanti sono Veio, Formello (S. Cornelia) Campagnano (Borgo S. Alexandro, Mazzano (Monte Gelato) e Nepi. Parte dei proventi e dei prodotti di Capracorum sono destinati ai poveri di Roma.
La milizia di Capracorum partecipa alla difesa di Roma per la costruzione delle Mura Leonine, la cinta muraria di 3 km con 44 torri alte 14 m., che venne fatta edificare da papa Leone IV, tra l’848 e l’852, a protezione del Colle Vaticano e della basilica di San Pietro, già saccheggiata dai saraceni.
In ricordo della domusculta Capracorum è ancora visibile una lapide incastonata sulle mura leonine del Vaticano.
La dissoluzione della domusculta Capracorum è favorita dalle scorrerie dei saraceni. La popolazione si ritira in luoghi meglio difendibili.
Nel 1053 il centro di Capracorum si trasferisce da S. Cornelia (Formello), a Macorano (Campagnano)
Nel 1053 il centro di Capracorum si trasferisce da S. Cornelia (Formello), a Macorano (Campagnano), nei pressi della Mola Maggiorana. I disagi spingono le genti del nostro territorio ad abbandonare Baccano e gli altri villaggi posti in prossimità della consolare Cassia, per ritirarsi dietro ai colli o in luoghi riparati: Montelupoli, Poggio del Melo, Follettino, Valle Steccona ed, in particolare, Macorano (La Maggiorana).
Sempre nel 1053 è ricordato il Borgo di Santo Alexandro, vescovo di Baccano e la sua ecclesia.
(I testi sono di Dionisio Moretti, alcune immagini sono state riprese da Paola Spaccia).