Il rinvenimento della villa imperiale e dei suoi mosaici sui Colli di Baccano fra il 1869 e il 1870
Conquistata nel 396 a.C. l’etrusca città di Veio, ha inizio la penetrazione romana nell’Etruria Meridionale e poi Settentrionale. L’amenità del nostro paesaggio, ricco di acque interne e dolci colline, vuole che Roma realizzi, prima importanti opere viarie come la Via Cassia e la Via Amerina, poi ricche ville signorili. Tra queste, sui colli a sud del lago di Baccano, fu edificata la Villa Imperiale di Lucio Settimio Severo, strutturata su diversi piani, attrezzata con un area termale ricca di mosaici policromi.
Lucio Settimio Severo Augusto è stato un imperatore romano dal 193 alla sua morte. Giunto al potere dopo la guerra civile romana del 193-197, fu fondatore alla dinastia severiana.
Il complesso dei mosaici viene alla luce fra il 1869 e il 1870 nel terreno di proprietà dell’ex monastero del Sacro Cuore, affittato a Francesco Sili di Roma. Tale terreno secondo i già citati documenti, risulta situato fra il 16° e il 17° miglio della Porta del Popolo, sul lato sinistro della via Cassia, rispetto a chi volga le spalle a Roma.
Nella medesima zona erano in precedenza venuti alla luce numerosi pezzi archeologici: sino dal 1863 erano stati trasportati a Cesano alcuni materiali marmorei, dei quali peraltro non si conosce né la data esatta del recupero, né l’attuale luogo di conservazione.
Lo scavo della villa ha inizio con il distacco di tutti i pavimenti che vengono trasportati con mezzi e personale forniti dal proprietario e dall’affittuario e sorvegliati dalla Soprintendenza agli scavi e monumenti della città e provincia di Roma.
A quanto risulta dai documenti, la struttura muraria dalla quale vengono i mosaici, si trovava sulle pendici di un colle ed i suoi ambienti si articolavano, apparentemente, su due piani. Le mura dell’edificio, non posteriori al I secolo dell’Impero, erano per la maggior parte “d’opera reticolata d’età di Adriano“, e di “opera laterizia di tempi molto più tardi“, e presentavano rivestimenti marmorei, stucchi e pitture.
La documentazione del tempo registra il rinvenimento di colonne di marmo e materiali vari, peraltro dispersi immediatamente dopo l’epoca dello scavo. “Prima che il Sili togliesse i mosaici per portarli in un magazzino a Roma, fu rivelata l’esatta pianta della località in cui si trovavano, al fine di poter loro restituire l’antica disposizione qualora questi mosaici fossero acquisiti da qualche Istituto o Museo e si collocassero di nuovo a forma di pavimento“. La pianta, che non fu riprodotta in alcuna delle pubblicazioni o notizie dei mosaici, ed è andata purtroppo dispersa.
I mosaici del piano terreno
Al piano terreno, dove erano ambienti termali, si trovava il mosaico con scena marina (Tav. XIX), pavimento che i primi esperti definirono rozzo, grossolano, addirittura a due soli colori, descrivendolo come raffigurante “la protome del mare sotto le sembianze di un granchio, circondato da delfini ed ippocampi“: tredici figure in tutto.
I mosaici del piano superiore
Al piano superiore si conservavano due pavimenti distinti; uno in un vasto ambiente di forma rettangolare, aveva al centro un pannello con a cosiddetta Flora, di dimensioni considerevolmente maggiori degli altri, ed intorno riquadri, delle dimensioni praticamente costanti di mezzo metro per mezzo metro, con figure di Muse, scene mitologiche e marine
All’origine il pavimento doveva constare di trentadue scomparti; al momento dello scavo, tuttavia, alcuni ne mancavano ed i superstiti erano, appunto, il pannello centrale ed altri ventuno quadri figurati, alcuni in perfetto stato di conservazione, altri danneggiati, spesso gravemente.
Un piccolo cubicolo contiguo, di forma quadrata, “situato al lato sinistro della gran sala superiore” infine, recava il pavimento con Le Quattro Fazioni del Circo. Il tecnico mosaicista curò il restauro ed il distacco dei pavimenti. Tale distacco avvenne mediante tagli per sezioni e ciò giustifica il fatto che, all’atto dell’acquisto da parte del governo italiano nel 1876, i pezzi risultassero essere ben sessantaquattro.

L’acquisto da parte dello Stato italiano avvenne a seguito di estenuanti azioni giudiziarie. Fu solo nel 1876 che i mosaici trovarono la loro definitiva sistemazione nella sede del Museo Nazionale Romano, ivi essi si trovano tutt’ora. E’ auspicabile che un giorno siano ospitati nella sede del Museo Civico Archeologico di Campagnano di Roma, terra dove vennero rinvenuti circa centocinquanta anni fa.
(I testi sono stati elaborati da Dionisio Moretti, Annalisa Venanzini e Paola Spaccia)