Nel 1640, al vicino tramonto della signoria Orsini, i campagnanesi si obbligano con una sottoscrizione al fine di concludere l’edificazione della Porta Antica, innanzi al Ponte della Strada della Terra.
Nel 1714, i Chigi , nuovi signori del Castello di Campagnano, impongono l’avvio dei di costruzione della nuova Porta, “sin dalle fondamente”, nonostante le attestazioni e gli appelli del Consiglio della Comunità contrario alla ingente spesa che richiede la costruzione della “Nuova Porta”.
“Li lavori di scalpellino sono talmente lisci, e sodi, senza alcun fogliame, festoni, cartocci, centine e altro possa essere di spesa, e li sassi … che anticamente hanno servito per detta Porta, si fanno servire per la presente senza alcun rapporto, o rilievo, solo d’altri peperini che occorrono per l’intiero stabilimento, e compimento della Porta.
Campagnano 18 dicembre 1712”.
L’esigenza di concludere i lavori della nuova Porta deve comunque farsi sentire se nel febbraio del 1734 il Consiglio decide di dare mandato al segretario Giacomo Mola di stipulare un accordo con la Comunità di Mazzano per “far Cavare la Pietra di Monte Gelato per servitio della nostra Porta”.
C’era una volta il ponte dell’Arco della Porta di Campagnano, detta anche Romana
Poco dopo la ricostruzione della Nuova Porta, la Comunità decide di porre mano ad un radicale restauro del Ponte che da lì si dipartiva. L’urgenza di tale lavoro sembra che fosse dettata soprattutto dall’esigenza di riempire “il fosso paludoso, per dove nel’tempo d’Inverno vi corre l’acqua superficialmente, che passa sotto le mura di detta Terra, e nel tempo d’estate resta asciutto con lasciare molte immonditie, le quali recano non solo à gli Abbitanti fuora di essa Porta, ma anche a gl’altri di dentro un’aria cattivissima, che causa ogn’anno moltissime malatie, e morti” (supplica del medico Antonio Minio alla Congregazione del Buon Governo, datata 15 Gennaio 1721).
Il 19 ottobre 1721 è posta ad “accenzione di Candela” l’assegnazione dell’appalto dei lavori per una spesa di circa mille scudi.
La ricostruzione del Ponte, faceva parte di un più ampio progetto di risistemazione viaria per la quale viene richiesta una perizia dello stesso architetto Alessandro Sperone “ad’effetto di riconosciere la situazione, e cupezza di un Vallato, che resta situato à mano senistra della Porta di detta Terra, dove che la medesima Cummunità vorrebbe formare una nuova strada a traverso detto Vallato, che restasse incontro la sudetta Porta, e per linea retta offerisse all’altra Strada Maestra, che tende alla Chiesa di Santa Croce fuori di detta Terra”.