“Sulla Via Francigena: il Cammino della spiritualità. L’ultima tappa prima di Roma: LA PORTA SANTA DEL SORBO, in CAMPAGNANO di ROMA!”
Con il trascorrere dei secoli la via segnata da Sigerico, diventerà la dorsale culturale del pellegrinaggio europeo per ogni destinazione:
è la via Romea per chi è diretto a Roma; è la via Gerosolimitana per chi è diretto in Puglia verso la Terrasanta; è la via Micaelica per coloro che vanno a Monte Sant’Angelo ed è la via Compostelliana per chi, risalendo verso il nord, attraversando la Francia, vuole raggiungere Santiago di Compostela.
Ma è anche la via del Volto Santo a Lucca, della Sacra Sindone a Torino, oppure via Francescana e via Lauretana per coloro che la percorrono fino alla deviazione più prossima per Assisi e Loreto. In tal senso la via Francigena è la strada di pellegrinaggio esemplare, con una pluralità di mete che nessun altro itinerario possiede” (Paolo Caucci von Saucken).

La pratica liturgica per ricevere lo status di pellegrino
Lo status di pellegrino si acquisisce attraverso un precisa pratica liturgica: la benedizione, da parte di un sacerdote, del pellegrino, della sua bisaccia, del bordone (bastone da viaggio, “il terzo piede” per il sostegno e la difesa dagli animali aggressivi), il petaso, un cappello a larghe tese per proteggersi dalle intemperie e dal sole rovente.
Sul petaso il pellegrino appendeva i simboli dei luoghi che aveva raggiunto, la conchiglia, simbolo per eccellenza dei pellegrini che avevano visitato Santiago di Compostela. Chi invece, raggiungeva Roma, prendeva il simbolo della Veronica o Le Chiavi di S. Pietro.
- La Veronica è, secondo la tradizione cristiana, la “pia donna” che, vedendo la passione di Gesù che trasportava la croce e il suo volto sporco di sudore esangue, lo deterse con un panno di lino, sul quale sarebbe rimasta l’impronta del viso di Gesù;
- le Chiavi di S. Pietro, simboleggiano il custode delle due chiavi del Paradiso incrociate. Nella simbologia religiosa, stanno ad indicare che lo scopo del nostro cammino è riuscire ad aprire con esse i due mondi: il cielo e la terra, il sacro e il profano.
La Porta Santa del Santuario del Sorbo

Sono trascorsi più di Mille anni da quando Sigerico, recatosi a Roma dal pontefice per la sua investitura ad Arcivescovo di Canterbury , fece la sua III tappa nel Borgo di Santo Alexandro, sulle rive del lago di Baccano. Oggi, i pellegrini che dal nord Europa si mettono in cammino per il sepolcro di Pietro, prima di raggiungere Roma fanno Tappa presso la nostra Porta Santa del Santuario del Sorbo, a sud del territorio di Campagnano.
La leggenda del pastorello di porci privo di una mano che, nel Medioevo, sul colle del Sorbo, ebbe la visione dell’immagine della Madonna che gli restituì l’arto perduto affinché gli abitanti dei due centri vicini credessero nel miracolo, ha in sé una forza attrattiva di tale portata che vale pur la pena di fare pochi chilometri in più, pur di salire sul colle dell’evento. Ma di questo diremo meglio nei prossimi articoli.
(I testi e le immagini sono elaborati da Dionisio Moretti e redatti in collaborazione con Paola Spaccia).