Dopo S. Alexandro la cristianità inizia a radicarsi nel territorio di Campagnano
CAMPAGNANO DI ROMA – Dopo la deposizione di S. Alessandro, vescovo di Baccano e la costruzione della Basilica a lui dedicata da papa Damaso (366 – 384 d.C.), la cristianità inizia a radicarsi nel nostro territorio.
La fine dell’Impero romano d’Occidente del 476 vede lo stabilizzarsi di nuovi regni romano-barbarici, che si erano andati formando nelle ex province romane a partire dal V secolo.
Dopo anni di invasioni e di guerre laceranti, negli anni intorno al 540 la città di Roma fu praticamente abbandonata e avviata alla desolazione, con molti dei suoi dintorni trasformati in paludi insalubri.
Non si registrano sul nostro territorio, nei due successivi secoli VI e VII d.C., testimonianze di particolare rilievo che possano documentare le frequentazioni umane.
Nell’ VIII sec. d.C. nascono le Domuscultae: vere e proprie aziende agricole, utili anche per un ripopolamento dell’agro romano
Bisogna attendere il secolo VIII d. C. per vederle ricomparire nei nostri territori con la nascita delle Domus Cultae volute dai due i papi Zaccaria I (741 – 752) e Adriano I (772 – 795).
Fu Adriano I che si adoperò per la razionalizzazione della proprietà terriera nella campagna romana, per la costituzione delle domuscultae, vere e proprie aziende agricole, utili anche per un ripopolamento dell’agro romano; la più importante da egli istituita fu quella di Capracorum, nei territori compresi tra Veio e Nepi, su un terreno di proprietà della sua famiglia, i cui proventi e prodotti erano destinati alla distribuzione ai poveri. I centri più importanti della domus culta Capracorum erano Veio, Formello, Campagnano, Mazzano e Nepi.
La formella orante del “TIFO”, la “statua parlante” di Campagnano, come Pasquino a Roma e Maripara a Formello
La sola testimonianza artistica, documentabile nel secolo VIII d.C., a Campagnano, è “IL TIFO”, uno strano pupazzo scolpito in rilievo sul tufo, incastonato su muro medievale, all’inizio di Via San Giovanni, nel vicolo che porta appunto il suo nome: “IL TIFO”. È una formella orante rappresentante una figura in preghiera del VIII – IX secolo. La formella è riconducibile alle “statue parlanti romane” come Pasquino, Madama Lucrezia, Marforio e il Babuino. Anche Formello ha la sua “statua parlante” il Priapo di Veio, chiamato Maripara. Il cardinale Flavio Chigi nel XVIII secolo aveva fatto allestire la statua della fertilità all’ingresso del paesino. Fino ai primi del ‘900 Maripara aveva ancora la testa che però, negli anni successivi venne trafugata e murata chissà dove.
Nei secoli scorsi, sulle statue, gli abitanti non visti, appendevano i loro bigliettini di protesta contro le angherie dei governanti.
Della nostra formella orante denominata “IL TIFO” ne parlano almeno due autorevoli storici dell’arte: Giuseppe Tomassetti e Joselita Raspi Serra.
(I testi sono di Dionisio Moretti, alcune immagini relative al Tifo sono di Paola Spaccia).